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Questioni di fiducia

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Stefano Folli oggi,  sul Sole24Ore,  giudica così il 23esimo ricorso alla fiducia da parte del governo:

Ogni volta che il governo decide di ricorrere alla fiducia, sembra di risentire i giudizi non proprio benevoli pronunciati da Berlusconi nel recente passato a proposito delle Camere che costituiscono un intralcio all`attività dell`esecutivo e, nel migliore dei casi, perdono tempo. Anche ieri le modalità con cui si è arrivati al voto hanno aggravato i dubbi circa un progressivo svilimento della funzione parlamentare. L’argomento del governo è sempre lo stesso: occorre agire “con tempestività”, affinché i provvedimenti vadano a regime in tempi utili per incidere sulla crisi. Eppure siamo ormai alla ventitreesima fiducia in poco più di un anno, nonostante che il centrodestra disponga di un’ampia maggioranza. Si è creato uno squilibrio: il punto della “tempestività”, che è legittimo, cozza contro la funzione del Parlamento. La quale appare ormai a tanti, compresi non pochi rappresentanti della maggioranza, svuotata e quasi ornamentale. Come se non bastasse, il ricorso allo strumento del maxi-emendamento, senza dubbio non privo di una sua praticità, accresce l’ambiguità dell’operazione. Lo si è visto quando il governo ha tolto dal testo all`ultimo minuto – grazie all’intervento del presidente della Camera – due passaggi che non erano stati discussi in commissione. L’intenzione era di concedere a Fini e all’assemblea l’onore delle armi, senza peraltro rinunciare alla sostanza della procedura. In realtà, nel braccio di ferro con il governo, Montecitorio ha ottenuto poco, forse ha appena salvato la faccia. Non poteva essere altrimenti, per come si erano messe le cose. Ma è significativo che il leader dell`Udc Casini, presidente della Camera fino al 20o6, non abbia voluto riconoscere alcun merito al suo successore Fini e lo abbia anzi attaccato con un certo sarcasmo .La verità è che gli appelli a non abusare del voto di fiducia cadono regolarmente nel vuoto, come sanno al Quirinale. Ieri si può ben dire che il vincitore sia stato Giulio Tremonti, l`ispiratore dell’intera manovra. E forse agli stessi deputati non è dispiaciuto sbrigarsi e correre al mare. Ma sul piano istituzionale il prezzo non è irrisorio: un altro tassello sulla via dell’irrilevanza del Parlamento“.

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