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Iniziano a venire a galla le balle colossali sparate nei momenti di difficoltà, che magari ti illudono e ti tranquillizzano momentaneamente, ma che lasciano i problemi lì, intatti e tangibili, come prima:

“La Camera dei Deputati con 294 voti a favore e 186 contro ha approvato il decreto (comma 2 dell’articolo 25)  che sancisce che dal primo gennaio del 2010 i terremotati dovranno ricominciare a pagare, in rate di 24 mesi, i tributi e i contributi non versati dal 6 aprile al 30 novembre 2009.  Per la ricostruzione privata post-terremoto in Umbria e Marche vennero destinati 3,5 miliardi di euro spalmati in 10 anni, al termine dei quali si è chiesto alla popolazione di restituire il 40% delle imposte non pagate in 120 rate. Al popolo aquilano vengono destinati 3,1 miliardi di euro, spalmati in 23 anni. A questo aggiungiamo la richiesta di provvedere al pagamento degli arretrati fiscali dopo appena 8 mesi dal sisma, con copertura del dovuto del 100%. E in 24 rate, anziché 120.Ma dove stanno le promesse del governo che  immediatamente dopo il terremoto del 6 aprile, si era affrettato a sospendere, com’era giusto che fosse, il pagamento dei tributi verso lo Stato a carico dei cittadini aquilani?  (…) Consideriamo anche pittoresche le idee di ospitare gli sfollati nelle ville del premier, le  promesse di crociere per gli aquilani e di vacanze estive del premier in Abruzzo, ma la realtà è ben altra. Fa i conti con la richiesta agli sfollati di pagare quello che, almeno per ora, non avrebbero dovuto assolutamente pagare, e con il “regalo” fatto ai grandi evasori che  si ritroveranno  a dover pagare un piccola imposta del “5%” per riportare in Italia somme di denaro depositate illegalemente all’Estero nei paradisi fiscali”. (Maria Cattini, da Il Capoluogo.it)

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