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Vogliamo ascoltarli i cittadini, o no?

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000 Sfogliando l’ultima indagine dell’Istituto Tecnè (settembre 2012), ho avuto conferma di quanto i cittadini sentano distante la classe politica italiana. E si ...

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Sfogliando l’ultima indagine dell’Istituto Tecnè (settembre 2012), ho avuto conferma di quanto i cittadini sentano distante la classe politica italiana. E si tratta di un sentimento trasversale, come potrete notare dallo schema sottostante. Tra le domande poste, vi era infatti anche la seguente:

Solo il 12% degli intervistati risponde di non essere d’accordo, mentre il 74% pensa che i partiti non tengano conto della volontà di iscritti e militanti. Tutto ciò alimenta sempre più la sfiducia che caratterizza questa fase politica. E tutti devono sentirsi chiamati in causa, compreso il Partito Democratico, che pur trovandosi in una situazione migliore rispetto a tutti gli altri competitor, vede il 61% dei propri elettori convinto di non essere ascoltato.

Come rimediare? Rispondendo alle richieste dei cittadini, in modo da cancellare in loro la convinzione di parlare con un muro ogniqualvolta portino le proprie istanze dinanzi alla classe politica. Operando ovviamente una selezione, perché non tutte le richieste vanno accolte (ciò non dipende ovviamente da chi porta un’istanza, ma da cosa viene richiesto).

Per questo sostengo che i sondaggi sul gradimento personale vadano bene, per carità, e in questa sede sono il primo a riportarne di tutti i tipi. Ma qui c’è bisogno d’altro. Se la politica vuole riguadagnare credito agli occhi dei cittadini, deve coinvolgerli con continuità, non una tantum.
Si scelga il metodo più opportuno, l’importante è che si inizi a farlo prima possibile.

Qui l’indagine completa –> http://www.t-mag.it/wp-content/uploads/2012/10/PRIMARIE-E-PARTECIPAZIONE.pdf

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