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Alle #primarie schierati. Non servirà lamentarsi dopo

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Come stanno i partiti italiani? Maluccio. Fatte le dovute distinzioni, ovviamente (fino a quando qualcuno si impegnerà a distinguersi dagli altri).
Ma, fatta questa premessa, veniamo ai numeri che Pagnoncelli, A.D. di Ipsos, ha fornito questa sera durante Ballarò:

Come ho già scritto la settimana scorsa, le primarie fanno bene al Partito Democratico, che si attesta vicino al 30% (dato più alto dal 2008). E l’ha ribadito pure Ilvo Diamanti, nel pezzo “Addio Seconda Repubblica ma la Terza ancora non c’è”:

Il Pd beneficia anche del fatto che la questione vecchio/nuovo lo coinvolge direttamente. In quanto caratterizza e attraversa le primarie. Imposta da Renzi, rilanciata da Veltroni, raccolta da D’Alema e dagli altri leader del partito. Per primo: Bersani. (È probabile, semmai, che “dopo le primarie” questa congiuntura favorevole del Pd cessi.)

Ecco, io gradirei che tutti coloro i quali vogliono sconfiggere il vecchio (espressione che non sempre ha a che fare con l’età) facciano fronte comune, a questo giro. In modo da rendere quel 30% una solida base per una più grande, possibile espansione. E non è una mia teoria. Il tutto è spiegato da un semplice confronto tra le tabelle sottostanti.
Con Bersani candidato, infatti, potrebbe votare Partito Democratico il 37% degli elettori italiani:

Mentre con Matteo Renzi candidato, questa quota salirebbe al 45%:

Chiudo con un AVVISO: a tutti quelli che decideranno di non impegnarsi, e di non schierarsi, dico che ogni loro successiva lamentela varrà meno di zero e che saranno stati complici del mantenimento dello status quo.

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